Gesualdo Coggi esegue in prima esecuzione italiana la "Prague Sonata" di Francesco Marino

Gesualdo Coggi esegue in prima esecuzione italiana la "Prague Sonata" di Francesco Marino

La foto ritrae Gesualdo Coggi all’Auditorium “Ennio Morricone” dell’Università di Roma “Tor Vergata” mentre interpreta, in prima esecuzione italiana, la Sonata n. 1 “Prague Sonata” del compositore Francesco Marino. Il pianista frusinate, premiato al Concorso pianistico internazionale “Ferruccio Busoni” di Bolzano, ha recentemente effettuato a Praga la prima esecuzione mondiale dell’opera scritta da Francesco Marino su commissione del Conservatorio di Musica di Praga.

Il lavoro è stato recensito dal musicologo Cesare Marinacci: "Completata nell’aprile 2010, su commissione del Conservatorio di Musica di Praga, nel corpus della produzione pianistica di Marino è il primo lavoro dedicato alla forma-sonata, genere che nella storia della musica ha destato l’interesse dei maggiori compositori. Da Clementi a Mozart, da Beethoven a Brahms, passando per Chopin e Liszt, Skrjabin, Prokof’ev, Rachmaninov, fino al Berg della ‘Nuova Scuola di Vienna’, tutti i pianisti-compositori del passato hanno riversato nella forma-sonata il loro più ponderato sforzo costruttivo, facendone loro massima estrinsecazione artistica. In quest’ottica vanno percepite le composizioni, in numero esiguo, ad esempio di Chopin, Schumann, Brahms o Liszt che addirittura scrisse un’unica monumentale e omnicomprensiva Sonata. Anche la Sonata n. 1 in Mi bemolle maggiore – “Prague Sonata”, di Francesco Marino, giunge a coronamento di una fase compositiva che annovera nel catalogo almeno trenta brani. La forma scelta è quella modernamente ciclica di ascendenza lisztiana nella quale riunire i principi della tradizionale suddivisione, in movimenti separati, senza tuttavia spezzare la tensione compositiva e percettiva. Il nucleo generatore si cela già nell’apparenza ornamentale dell’arpeggio introduttivo che invece contiene buona parte dello spunto motivico costitutivo. L’adesione allo stile sonatistico si evidenzia anche nella qualità dei temi: spigliato ed incisivo quello iniziale, Luminoso e scorrevole, come indicato in partitura, caratterizzato da quartine di crome ed una scrittura toccatistica che entra subito ‘in medias res’ evocando gli energici incipit di Prokof’ev. La seconda idea tematica che pervade il Sostenuto, nobilmente fiero è, invece, di pago respiro melodico e palpabile controcanto al tema iniziale, del quale appare come un addensamento, nei valori lunghi, e col quale intreccia un primo scambio di pensieri che si conclama nel canto dell’Appassionato e fantastico. Il terzo gruppo tematico, infine, si situa nell’episodio indicato Patetico che combina all’energia iniziale il melodiare centrale sfociando in una aria appassionata. Molto densa ed elaborata, la prima parte, tanto che l’arrivo del Patetico segna quasi uno scivolare in un culmine espressivo, degno di un appassionato adagio. Le frequenti escursioni ritmiche, tra pulsione binaria e ternaria, che caratterizzano anche altre opere di Marino, così come le improvvise digressioni armoniche o i repentini cambi di direzione tonale, uniti alle sovrapposizioni dei primi due gruppi tematici, qualificano dunque il lavoro, che si espande spesso su tre pentagrammi, sino all’Appassionato e fantastico, eretto sull’aggravamento ed il moto contrario del Sostenuto, nobilmente fiero. Il successivo Energico è un fugato che sapientemente sovrappone i due gruppi tematici iniziali e conduce al Mistico, nuova sezione, concepito sulle quartine della prima idea che sostengono l’introduzione di una melodia dal carattere contemplativo. Partendo dal Mi bemolle d’impianto, il percorso modulante della sonata si muove tra diversi centri tonali come il La bemolle maggiore sottodominante, o più estranei, come Fa diesis maggiore, Si e La maggiore, tensioni della Dominante; si spinge inoltre fino ed aree di bagliore atonale in un percorso che ricorda i languori armonici di Alban Berg. Il Mistico, ad esempio, muovendo dal tono di La si abbandona ad esplorazioni tonali lontane, approdando in Sol bemolle maggiore e Si maggiore, prima di tornare enfaticamente sul tono iniziale. Confessione spirituale dell’intero lavoro, questa è anche la sezione in cui un largo e risonante timbro pianistico prende il sopravvento sulle tersa scrittura d’impianto e le ‘toccatistiche’ semicrome si riassumono in dense volute di arpeggi; l’episodio conduce nuovamente all’Appassionato e fantastico che qui propone la linea melodica nel registro grave della tastiera, evidenziando una scrittura virtuosistica su tre pentagrammi che rimanda ai grandi modelli di Liszt, Thalberg e Busoni. Pensieroso è la giusta indicazione interpretativa, scelta dal compositore, per indicare la fase preludiante che conduce all’ultima parte dell’opera. Non un compendio risolutivo, ma ancora una proposta meditabonda, in questa idea di sonata, vista come ripensamento continuo su archetipi pur definiti. Non a caso Marino, pur precisissimo nelle istruzioni esecutive, sceglie talvolta indicazioni più astratte che operative, così come il tempo continuativo del gerundio per diverse informazioni, non solo agogiche: stentando, animando, meditando; quasi ad indicare la preferenza poetica per un costante divenire e ripesare una materia che, pur sorretta da fondamenta solidissime, si genera tuttavia nell’istante esecutivo. Dal Pensieroso dunque affiora il ricordo “allucinato e dolente” del Mistico che conduce alla Ripresa, in cui non viene reiterato il secondo gruppo tematico, (Sostenuto, nobilmente fiero), adombrato più volte negli sviluppi precedenti e dunque già compiuto negli equilibri della forma; appare invece il Patetico, qui proposto nella ‘accademica’ tonalità d’impianto. Oltre le svariate digressioni tonali tratteggiate e la predilezione per alcuni intervalli dissonanti e dunque fortemente dinamici, si denota la irrequieta alternanza ritmico-metrica (battute in 3/2, 2/2, 3/4, 4/4, 12/8, 8/8, 12/16) di un cammino che trova ad ogni passo un nuovo spunto; anche la frammentazione della coda nei motivi principali, proprio in prossimità della risoluzione finale, è sintomatica di un intento non cristallizzante; tutte indicazioni dunque di un pensiero poetico non incanalabile in strutture preconcette ma che trova nuova ragion d’essere ad ogni riproposta fino alla conclusione, categorica ed allo stesso tempo quasi sardonica, su un perfetto Mi bemolle maggiore. Tesi, antitesi e sintesi; questa la effettiva tripartizione della sonata, in cui le differenti elaborazioni attingono costantemente dal trio tematico sopra evidenziato, esigendo dall’interprete anche notevoli doti di trasparenza espositiva; eppure nulla è previsto e prevedibile in questa pietra miliare della produzione di Francesco Marino che pur rendendo omaggio a grandi figure del ‘900, come Prokof’ev, Šostakovič o Ginastera, rimane inconfondibile, nel suo linguaggio personale proteso ad una felice sintesi tra memoria e rigenerazione, ad un reincontro tra compositore e pubblico, ad un ideale di innovazione nella tradizione".