il Duo Silvano Dematteis - Roberto Issoglio mentre esegue "Dipinti" di Francesco Marino

il Duo Silvano Dematteis - Roberto Issoglio mentre esegue "Dipinti" di Francesco Marino

Nella foto il Duo Silvano Dematteis (flauto) - Roberto Issoglio (pianoforte) mentre esegue "Dipinti" del compositore Francesco Marino. il brano è descritto dal musicologo Cesare Marinacci:

"L’uso efficace dei ‘Madrigalismi’ è riscontrabile nell’opera Dipinti, di Francesco Marino, evocativa fin nel titolo. Il brano è legato all’impressione ricevuta dal compositore di fronte all’opera pittorica Ragazzo morso da un ramarro, di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, che raffigura un incidente durante la posa di un ritratto: il modello morso appunto dal rettile. In quest’opera del 1594 il pittore sceglie di stravolgere il tema di partenza per catturare l’istantaneità dell’imprevisto in un’opera il cui significato anticipa di circa due secoli il nascere del concetto di ‘scatto fotografico‘. L’idea della creazione musicale è dunque composita: siamo di fronte ad una sorta di ricercare in cui elementi tipici del linguaggio rinascimentale, che fa da sfondo alla composizione, vengono costantemente contraddetti nel loro cammino apparentemente stabilito. In tal modo procede la tessitura in Dipinti: essa trae spunto dall’evoluzione di una cellula-motivo iniziale, volutamente ordinaria, il cui interesse si incrementa durante il percorso compositivo; essa viene continuamente sviluppata e variata anche attraverso imitazioni tra il flauto e pianoforte, in un cammino perpetuo ma sottoposto ad inaspettate divergenze. La modalità armonica genera frammenti volutamente uniformi che improvvisamente si screziano proponendo interscambi modali o risoluzioni più che eccezionali. Allo stesso modo la linea melodica manifesta un andamento ora diatonico ora cromatico che contraddice spesso la propria direzione e l‘armonia sottostante, con movimenti elusivi, brevi fioriture, o improvvise aperture intervallari. All’interno di questo stile le improvvise ed impreviste deviazioni divengono tanto più affascinanti quanto più sapientemente era stata preparata ed evocata una soluzione accademica; persino il Do minore d’impianto, indicato in partitura, è solo lo spunto per vere e proprie avventure ‘tonali’ che si concludono luminosamente in Do maggiore con una risoluzione peculiarmente rinascimentale, detta ‘Piccarda’. Siamo di fronte ad un grande madrigalismo strutturale e concettuale che finemente interpreta la ‘sorpresa’; il brano infatti non fornisce una raffigurazione del dipinto bensì una interpretazione del suo elemento fondante: l’imprevisto, la deviazione dal percorso abituale che diviene, nella sua reiterata imprevedibilità creativa, improvvisamente più interessante del progetto abbandonato. Scritta originariamente per flauto e due chitarre, Dipinti trova una nuova ed evocativa ragion d’essere anche nella versione autografa e non casuale, per flauto e pianoforte la quale rinuncia ad un po’ di atmosfera rinascimentale, per l’assenza delle antichizzanti chitarre, ma intensifica l’idea dualistica di una costante scambievole influenza, ravvisabile anche nell’opera pittorica di partenza, tra creatore e archetipo".