l'Orchestra Sinfonica Regionale di Khmelnitsky mentre esegue il Poema sinfonico "Sorgente" di Francesco Marino

l'Orchestra Sinfonica Regionale di Khmelnitsky mentre esegue il Poema sinfonico "Sorgente" di Francesco Marino

Nella foto l’Orchestra Sinfonica Regionale di Khmelnitsky, diretta da Ezio Monti con il pianista Gesualdo Coggi in veste di solista, mentre esegue il Poema Sinfonico “Sorgente” composto da Francesco Marino che ha trovato ispirazione del concetto di ‘natura’ ed in modo particolare dell’acqua come ‘fonte di vita’.

La partitura è stata oggetto di un’attenta analisi del musicologo Cesare Marinacci:

"Sorgente è un brano tratto da una suite ideata per il documentario 'Acqua come fonte di vita' , realizzato per il Parco dei Monti Simbruini. In effetti il filo conduttore del film naturalistico è rappresentato proprio dall’acqua che percorre monti, boschi o vallate in forma di pioggia, neve o sorgente, vivificando e rinnovando la natura al suo passaggio. Oltre che vera ‘fonte di vita’ l’acqua, col suo essere riverbero o zampillo, viaggio o stasi, realtà viva o visione onirica, ha sollecitato la fantasia creativa in tutte le epoche. In musica basterà ricordare la placida Water Music di Georg Friedrich Händel o al contrario la vivace 'Goccia d’acqua' del Preludio op. 28 n° 15 di Fryderyk Chopin; ineludibili le numerose evocazioni di Franz Liszt tra cui: Au lac de Wallenstadt, Au bord d’une source o Les jeux d’eau à la ville d’Este. Ancor più numeroso il catalogo delle composizioni di epoca primo novecentesca, quando dell’acqua vengono ricreate le più sottili sfaccettature, attraverso immaginifiche traduzioni timbriche, ad opera dei celebrati Achille-Claude Debussy (1862-1918) di cui si ricorda La mer o Reflets dans l’eau e Maurice Ravel (1875-1937) autore di Jeux d’eau e Un barque sur l’océan, fino all’italiano Ottorino Respighi (1879-1936), celebre per il Poema sinfonico Fontane di Roma. Francesco Marino si inserisce a pieno titolo in questo catalogo con la densità evocativa del Poema sinfonico Sorgente; il compositore partenopeo ha adottato per l’opera uno screziato idioma di ispirazione impressionista, privilegiando alcune tecniche immaginifiche legate ad una alchemica celebrazione del colore orchestrale, mostrando, ancora una volta la sua peculiare duttilità creativa ed una invidiabile padronanza dei mezzi tecnico-formali. L’evoluzione naturale della ‘Goccia d’acqua’, che diviene ‘Sorgente’ e poi ‘Fiume’ da cui si origina la ‘Cascata’, trova corrispondenza in un’articolazione strutturale che prevede altrettante sezioni della partitura caratterizzate da distinti gruppi tematici. Sintomatici sono in particolare quelli che determinano le sezioni ‘Sorgente’ e ‘Fiume’. La prima invoca l’impulso generato dal cadenzare incessante della goccia d’acqua, mentre la sezione ‘Fiume’, contraddistinta da due diverse indicazioni temporali, suggerisce, da un lato nella regolarità ondeggiante del 6/4, il placido scorrere del letto fluviale, dall’altro invece, nell’asimmetrico 5/4, l’incostante ingrossarsi della portata che, travolgente, si avvia verso una effervescente cascata. Il linguaggio armonico si discosta dalla comune sintassi stilistica per avvicinarsi, ad un tempo sia ad una tonalità ampliata in senso non funzionale, sia invece alle colorature antiche della modalità e del pentatonismo, come nel tema di ‘Sorgente’. Parametro fondamentale, come nella poetica francese primo novecentesca, omaggiata dal compositore, è poi il timbro strumentale che ci consegna un Marino finissimo orchestratore: la divisione degli archi, l’uso dei soli, il ricorso ai suoni ‘lunari’ della celesta, la predilezione dei glissandi dell’arpa, nonché la sobria presenza di numerose percussioni come glockenspiel, tam-tam, triangolo, piatti; tutto concorre alla più minuziosa sfaccettatura sonora, ad una campitura timbrico-armonica esclusiva e purissima. Particolarmente affascinante è anche l’equilibrio sonoro-funzionale raggiunto da Marino in Sorgente; osservando la partitura, costellata di sottili indicazioni dinamiche ed agogiche, si può meglio apprezzare come una seducente densità fonica sia raggiunta attraverso un utilizzo centellinato dell’orchestra; il sottile movimento interno, prima degli archi e poi dei fiati da essi sostenuti, ben simboleggia, ad esempio, la mobilità profonda dell’acqua a dispetto dell’apparente staticità esteriore; ogni sezione interviene in maniera discreta ed impalpabile con le sue caratteristiche peculiari, ogni strumento concorre puntilisticamente a creare un felice amalgama sonoro in una partitura trasparente che riecheggia in particolare l’imprescindibile Debussy del Prélude à l'après-midi d'un faune".